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mostrarsi ingrata, incoerente, irragionevole, per non dire pazza del tutto: e non poteva accettarla senza stendere la mano a suo marito. E se questi era veramente pentito, se prometteva di diventare un uomo onesto e laborioso, se aveva bisogno d’un erede per restaurare la sua casa, se tutti facevano voti per questa benedetta assoluzione, di cui essa aveva il merito maggiore, perchè ostinarsi a non credere alla virtù di questa misericordia? perchè rinchiudersi in una reazione arcigna e sterile? perchè non innovare un dolce sistema di moglie paziente, di massaia casalinga, di donna come ce ne son mille, che ingrassano lentamente nella pratica delle modeste virtù, tra la casa, la messa e il pollaio? Questo miracolo doveva essere compiuto per il Corpus Domini. Papà Paolino, dopo vari abboccamenti coll’avvocato e con Lorenzo, d’accordo colla mamma e colla figliuola, aveva stabilito per quel giorno solenne un gran pranzo alle Cascine, al quale sarebbero intervenuti oltre agli zii Borrola e a Lorenzo, l’avvocato, il notaio, lo zio canonico: e si sarebbe messa una pietra sul passato. Il Pirello prometteva per quel giorno una panna degna del paradiso.

Per quel tempo sarebbe stata pronta ed abitabile la casa padronale di San Donato, un avanzo viscontesco, che sotto le rappezzature e le corrosioni conservava ancora la forte ossatura del suo buon tempo. La parte centrale di quel vecchio caseggiato di robusta costituzione architettonica conteneva ancora qualche ampia sala, qualche segno di vecchi dipinti, molte guardarobe e mobili rococò guasti dall’umido, dal tempo e dalla trascuratezza degli ultimi padroni, che vi avevano abitato nei primi anni del secolo.