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ora che dimostri della buona volontà. Intanto ti conviene accettare, non mostrarti contraria ai nostri progetti. Anche Lorenzo ora è molto occupato e non pretende nemmeno che tu l’abbia ad aiutare. Poichè a Milano non si può andare, ci vuol tempo per mettere in ordine San Donato e per cercare un’altra casa. Hai tempo fino al Corpus Domini di riposare e di vedere che il diavolo non è poi così brutto come lo dipingono. Accettando però quel che ti dicono di accettare, ti metti in posizione di fare del bene a tutti, e specialmente a noi, a’ tuoi fratelli, al tuo benefattore. Tu diventi nostra creditrice, e non vorrai farci gli atti, non è vero? Se invece irriti e disgusti Lorenzo, o supponiamo il caso che tuo padre e tua madre dovessero rifondergli un capitale che non hanno, nessuno approverebbe la tua ostinazione. Del resto, duecentomila lire, cara te, valgono un bel perdono. Non sai che San Donato diventa tuo? Son ottocento pertiche milanesi, quasi tutti prati, oltre la casa e le bestie, che solamente in latte mettono in grado il padrone di pagare l’affitto. Coi soli interessi di un anno puoi far tanto bene ai poveri, da guadagnarti non una, ma tre sedie d’oro in paradiso.
— E non devi mica — proseguì la mamma — aver certi scrupoli, perchè se il sor Tognino ha fatto una sostanza, è pur vero che pochi uomini hanno lavorato come lui. E quando uomini onesti come un avvocato Baruffa, un mezzo santo che porta il baldacchino a Sant’Ambrogio, quando lo zio don Giosuè e il prevosto Vittuone, un ladro del paradiso, ti dicono che tu puoi accettare con tutta coscienza questa eredità, io non capirei la ragione de’ tuoi