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di riconoscenza che ho verso di lei, mio benefattore... Se c’è speranza ch’io possa fare ancora del bene a qualcuno... insomma io non mi oppongo; disponga lei come crede meglio...
— Che tu sia benedetta! — ripigliò con più calore il vecchio, facendosi più acceso in volto. — So che tu sei buona, Arabella, e se non fosse per la tua bontà, io non vorrei soffrire quel che soffro. Tutti son cattivi con me, tutti! È una congiura di tutti contro uno solo. E anche lui s’è unito a’ miei nemici, anche lui mette alla porta suo padre. M’ha ferito, qui, con un coltello. E domani mi trascineranno davanti ai tribunali, mostrandomi come una belva feroce dentro una gabbia. È un intrigo mostruoso di preti, di avvocati, di lazzaroni, di parenti, di amici, di nemici, di donnaccie, tutti contro un povero vecchio... e anche lui ci sarà a gridare: dàlli, dàlli al ladro!
Un cupo e profondo sospiro interruppe la violenza di questo discorso, che Arabella cominciava ad ascoltare con mesta attenzione: — Non ha egli alzata la mano sopra suo padre? — continuò il vecchio parlando con foga accorata. — Andate via tutti, lasciatemi qui solo a vivere come un cane, solo contro tutta la canaglia di Milano, e così avrò lavorato tutta la mia vita per non raccogliere che odio, improperi, maledizioni, ingratitudine, e per essere messo alla porta da quelli che amo...
— Papà... — interruppe Arabella con un moto di terrore, vedendo il volto del vecchio infiammarsi di nuovo; ma come se egli parlasse a una turba ch’egli solo vedeva:
— Andate, stampate sui muri che io sono un ladro,