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una lunga malattia, una cara speranza perduta e più di tutto l’invidia e la cattiveria della gente hanno concorso a sviare Lorenzo dalla sua casa. So chi si è presa la bella parte di spia, so chi ha tutto l’interesse che Lorenzo torni alla vita dissipata; io non lo difendo, tutt’altro; ma forse egli non è il colpevole maggiore. Amen! non amareggiamoci per ciò che non si è potuto ottenere, figliuola, e vediamo di riparare, di lavorare per l’avvenire. Lei ha avuto la bontà di tornare in questa casa ed è già un bel passo... In quanto a quella donna ho già pensato a porvi rimedio. Tolta l’occasione, tolto il peccato...

— E resta la nausea — scappò detto alla poverina, che pure aveva promesso di non parlare.

— Sì, per un poco, è naturale, e io non pretendo che lei abbia a dimenticare e a perdonare così subito. Il cuore è cuore e quel signore deve capire che non si offende una donna onesta, savia, amorosa, senza soffrirne le conseguenze. Io non sono venuto a parlare di perdono. Il perdono se lo deve meritare monsú. Io sono venuto per rimettere sul tappeto la questione della campagna. Tutto è già pronto. Domani lei può venir via con me e ritirarsi in un bel sito quieto, che ho scelto apposta, sul lago, dove potrà rimanere tutta l’estate, lontana dai pettegolezzi e dall’insidie della gente, finchè avrà trovata la forza di perdonare del tutto. Conduca con sè l’Augusta, conduca pure la sua buona mamma se vuol venire, e lasci fare a me tutto il resto. Sul lago troverà una bella casa, un gran riposo, molti fiori: e, se mi permetterà, verrò a trovarla. O se non vorrà veder nessuno, faremo tutto ciò che piacerà a lei. Se invece preferisce andare qualche mese alle Cascine, disponga