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— Poi devi vedere subito mio padre e tenergli un serio discorso. Io so che in questa faccenda egli non rappresenta una bella parte, no: pare che ci trovi del gusto a compromettermi, a farmi fare delle cattive figure...

— Lo meriti...

— In lui parla un sentimento d’avarizia, e lo sai. Più volte mi ha ripetuta la minaccia di diseredarmi e di trattarmi male, non come un figliuolo, ma come si tratta un ingrato.

— L’ha detto anche a me.

— Tu vedi che rovina! Se Arabella domanda una separazione, io sono letteralmente sopra una strada.

— Ha detto anche a me che avrebbe lasciato il suo all’Ospedale, piuttosto che buttarlo in bocca ai creditori di suo figlio. Ma che interesse può avere?

Lorenzo non rispose e stette cogli occhi fissi, rivolti a un angolo buio della stanza, dove cercò nascondere una sua vergognosa idea. Agitò il bastoncino, picchiò sulla punta delle scarpe, e, traendo un grave sospiro, seguitò:

— Ora non posso dir tutto; ma tu devi vedere mio padre domani e parlargli chiaro.

— Cioè? che cosa gli devo dire?

— La sua volontà di ferro è la volontà di tutti, anche di Arabella, perchè in fondo ci domina tutti. Dimostrargli che è del comune interesse. Per parte mia prometto che farò di tutto, per essere...

— Meno indegno della sua eredità — suggerì il Botola sogghignando.

— Anche questo... — Lorenzo tagliò l’aria con tre o quattro movimenti di scherma. — Anche questo,