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La Colomba, col capo ravvolto in un fazzoletto di cotone, dall’orlo del quale uscivano alcuni pizzi di capelli bianchi, cogli occhiali sul viso, aprì la finestra, e sollevando la lampadina a petrolio che impallidì al soffio dell’aria, domandò:
— Chi è?
— Sono io, Colomba.
— Chi? — chiese un’altra volta la donna, mettendo fuori il capo.
— Sono l’Arabella.
— O santa Maria Maddalena!
— Aprite l’uscio.
— Passi di là. Vengo subito. O santa Madonna del Rosario!
E corse ad aprire la finestra ad uscio, che dava direttamente sul ballatoio.
— Lei? ma è proprio lei? con questo tempo? cari angeli, ci porta qualche buona notizia?
— Lasciatemi sedere.
— Cara vita mia, è tutta un’acqua. Da dove viene? Aspetti che ora faccio un po’ di fuoco. Si sente male?
— No, abbiate pazienza. Lasciatemi tranquilla un momento. Ora vi dirò tutto.
— Qualche altra disgrazia? si segga, riposi: già, non mi aspetto più nulla di bene.
— Ferruccio?
— Hanno voluto quasi ammazzarlo. L’hanno buttato in terra, percosso alla testa, peggio degli assassini di strada. Poi dette fuori la febbre, il delirio, la congestione che ha tenuto sospeso il dottore fino a stamattina. Oggi s’è un poco risvegliato; ma pareva diventato matto quando la febbre me lo bruciava vivo. Se non divento matta anch’io, è perchè il Si-