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ritrovarla a una più diligente ricerca. Il letto nella sua fresca copertura di drappo era intatto. Egli vi posò una mano, e coll’altra si fregò fortemente gli occhi per rimoverne la nebbia della notte e ne portò via un umor pungente.
Non sapeva piangere e se ne sentiva un acre bisogno.
Si ricordò che fanciulletto di cinque o sei anni si era buttato sul cadavere d’una sorellina a piangere e a strillare, perchè non gliela portassero via.
Se avesse potuto far lo stesso!
Arabella nel correr dietro a suo marito non aveva che un’idea, raccogliere una prova di più, vedere, toccare con mano fin dove era tradita e avvilita, di questo documento farsene una forza per uscire con diritto, giustificata e compatita, da un’abbietta schiavitù legale; romperla insomma con una gente a cui l’ignoranza e l’egoismo incosciente de’ suoi l’avevano venduta e che faceva scontare al suo corpo e all’anima sua le conseguenze di colpe e d’abitudini irrimediabili.
Aveva bisogno di vedere e d’essere veduta per poter dire domani: basta! qui comincia la mia dignità...
S’illudeva della sua stessa forza come tutte le anime semplici, che non ne hanno che una, quella del dolore.
Riguardo a suo marito inutilmente essa aveva eccitate le più scapigliate furie che la gelosia manda fuori e mette nel cuore delle povere donne tradite e