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Ma riflettè che nel frattempo poteva tornare o lei o lui, e non conveniva spaventare senza una ragione plausibile i parenti delle Cascine, tirarsi in casa una mezza rivoluzione. Era evidente che Arabella, messa in sospetto e guidata da Sidonia, aveva spiato suo marito. Ma poi? perchè non tornava? Che sorpresa dal temporale si fosse ricoverata in un caffè? in un caffè, una donna sola, in ora così tarda, con un tempo simile? «Certo s’è rifugiata presso gli Arundelli che stanno anch’essi da quelle parti. L’Augusta mi porterà presto qualche notizia. In quanto a lui, a quell’animale aggiusterà i conti con me.»
«Il peggio sarebbe che avesse cercato asilo presso la signora Sidonia. Dio, dovessi portarla via col revolver in mano, ma in quella casa non deve rimanere. Le vipere! penseremo anche alle vipere. Penseremo anche alla sora Olimpia. Ma resta a vedersi se Arabella dopo questa scena vorrà tornare in casa. Mi si parlerà di separazione. Questi caratterini delicati messi al cimento son più forti degli altri. È buona e religiosa, ha paura degli scandali, ma se tutti pigliano a tormentarla, a irritarla, a pungerla, a spaventarla, prima l’Angiolina, poi la sora Sidonia, poi l’Olimpia poi questo... poi quello...» — e si ricordò d’averla maltrattata anche lui per causa di quel povero vecchio e di quel povero giovane.
Per fuggire alla persecuzione di questi pensieri, tirò innanzi carta, penna e calamaio e gli parve ch’egli potesse e dovesse scrivere a qualcheduno. Scrivere a chi? non a lei, non a Sidonia, non all’avvocato... Era tanto conturbato, che per quanto fissasse gli occhi sul bianco dell’orologio, non gli riuscì di decifrar l’ora.