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― Alla Camera di commercio...
— Che m’intendo io? già son tutte bugie lo stesso.
— E poi?
— La siora è rimasta cinque o sei minuti col giornale in mano; poi ha sonato, s’è fatta portare le robe e la xe scapada fora come una luserta.
— Alle sette e mezzo?
— Più tardi, sior: poco prima che cominciasse a tuonare.
— Hai trovato Giuseppe?
— Adesso ha detto che viene.
Dunque Arabella non poteva essere partita col tram. Nè era presumibile che avesse presa la strada ferrata fino a Rogoredo, perchè da questa stazione alle Cascine, corrono quasi due miglia in mezzo ai campi. Forse aveva cercato un rifugio dalla sua amica.
— Come si chiama quella signora, moglie d’un professore?
— La signora Arundelli.
— Sai dove sta di casa?
— Sior sì.
— Allora manda Giuseppe a prendere una carrozza e fatti accompagnare fino alla casa di questa signora. Se non la trovi, colla stessa carrozza vai nei Fiori Chiari, da mia sorella Sidonia. Non dire che t’ho mandato io. Parli in segretezza colla donna di servizio e procuri di sapere se la tua signora c’è stata oggi e se c’è ancora.
— Va bene, vado subito...
Egli andò dietro alla ragazza fin sull’uscio. Qui rimase in forse se uscire anche lui, se dare una capatina in teatro, se mandare un telegramma ai Botta.