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egli la ghermì, vi gettò sopra l’occhio, riconobbe la scrittura. Era firmata S. Intascò la lettera e tornò nel salotto da pranzo. E poichè le donne stavan lì, in piedi, incantate, colle mani in mano, perdette la pazienza, e le mandò via:

— Andate a vedere e mandatemi Giuseppe.

Le donne non erano ancora uscite che fattosi sotto la lampada, scorse le due righe del biglietto. Questo diceva:

«L’indirizzo è quello che ti ho indicato. Stasera c’è ballo nuovo al Dal Verme. So che ci andranno. — S.

— La vipera, la vipera! e strinse il profumato biglietto nel pugno come se spremesse una spugna.

Perdette un momento la vista sotto il furore della rabbia. — La vipera! — Col pugno stretto, coi denti irritati da una fiera convulsione, girò due volte intorno alla tavola, come un leone in preda alla febbre della fame. Vedeva l’intrigo. La buona zietta, per vendicarsi, dopo aver fatto il bel mestiere della spia, tirava a sè Arabella, l’invitava a casa sua, per condurla in teatro ad assistere allo spettacolo d’un tradimento. Non potendo ferir lui, lui capace di mordere, i Borrola allungavano la mano a colpire la povera figliuola.

— Vipere, vipere!

Una carrozza si fermò davanti alla porta.

Il signor Tognino aprì, andò sul balcone a vedere, se mai fosse lei di ritorno.

Ai goccioloni era successo l’acquazzone solito con l’accompagnamento di un tuono grave e noioso, che andava rotolando nella vôlta oscura del cielo; e ora cadeva una pioggia minuta e spessa, balestrata a capriccio dal vento.

L’ampia strada per tutto il tratto che si stende dalla