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militoni. È un pezzo che non vedo Milano, quel Milano birbone che vuol resistere a Crispi, come ha saputo resistere al Barbarossa... Ma vedrete, vedrete; romperemo la crosta! Forse il signor Maccagno è una colonna della Costituzionale, ma non fa nulla: noi saremo lo stesso buoni amici. Solamente io ho bisogno di saper bene le cose come stanno, anche se stanno male, perchè non si va in cerca d’un consulente specialista nè per un raffreddore, nè per un piccolo mal di denti... Mi spiego? Tra noi ci dobbiamo intendere subito come due amanti, non aver segreti l’un per l’altro, caro cavaliere...
E il bravo Gambetta di Vigevano battè dolcemente colla mano tre colpetti sul ginocchio del cliente. Poi, abbandonatosi nelle braccia della poltrona, portò l’occhialino al naso, e scorrendo la lettera del Baltresca, riepilogò:
— L’affare è grosso: quattrocentomila lire! il Baruffa è una vecchia volpe; preti e frati non badano a spendere e hanno ancora la mano lunga. Ci sono interessate delle pie istituzioni, lato debole e delicato! c’è un testamento del 78, che si può disprezzare, ma si può anche non disprezzare. Queste benedette cause di successione fanno degli scherzi improvvisi, sono capricciose e traditore come le belle donne. Non bisogna mai fidarsene. L’interesse ci soffia dentro da tutte le parti, e ciò che ieri pareva una vescica, domani può diventare una bomba. Se poi vi si mescola il fanatismo, il paolottismo, il beghinismo, la tonaca e la corona del rosario, si può avere gli occhi d’Argo e non si arriva mai a veder tutto. L’insidia è nell’indole dei nostri avversari, i