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sferza tagliente del dolore, snodavasi e usciva di mezzo ai piccoli impacci dell’ignoranza e della soggezione, trovava la sua voce naturale, e colla voce l’eloquenza che tocca e che persuade. Era forse la prima volta che l’anima romantica della povera Marietta parlava con tanto fervore nella voce del figliuolo; quasi se ne accorse egli stesso, soffermandosi una volta in mezzo alla corsa sfrenata della sua disperazione ad ascoltare una voce, che parlava forte e commovente al suo stesso orecchio.
— Lei che è tanto buona, lei che è l’angelo di questa casa, lei, cara signora Arabella, non deve permettere questo castigo. Pensi che è come condannare a morte un povero vecchio coi capelli bianchi. È come dire a un povero giovine di vent’anni: va, sei disonorato per sempre... No, no, per amor della mia povera mamma non ci facciano questa tremenda figura. Io pagherò tutto, due volte, tre volte: servirò tutta la vita per nulla, ma dica al signor Tognino che per così poco non si uccidono due uomini. A lei vuol bene, a lei non dirà di no, e il Signore l’ha messa in questa casa, buona signora, apposta per impedire molto male...
— Quando è accaduto tutto ciò?... — interruppe Arabella, commossa dalle parole e dalle ingenue dichiarazioni del giovine.
— È cosa che risale a questo inverno. Il signor Tognino aveva quasi perdonato, ma ora per un altro motivo vuol dar corso alla denuncia.
— Quale altro motivo?
— Mio padre avrebbe detto a qualcuno d’aver aiutato il signor Tognino a cercare una carta.
— So ormai di che cosa si tratta e ho promesso