V.


La prima battaglia


— Che c’è? una disgrazia? — chiese al giovine.

— Sì, una disgrazia, una terribile disgrazia — esclamò Ferruccio, aprendo le braccia e socchiudendo gli occhi — una cosa orribile, se lei non ci aiuta, buona signora.

— Che cosa? — chiese Arabella, conducendo il giovine verso il canapè e invitandolo con un gesto a sedere.

Ferruccio, con voce contristata e riscaldata dal dolore, cominciò a raccontare il suo caso, senza mai alzare gli occhi in viso alla signora, descrisse la disperazione del povero suo padre, quando vide le guardie sull’uscio venute per arrestarlo, e fece sentire tutto lo strazio di un cuore generoso ed onesto all’idea del disonore che sarebbe pesato su tutta la sua vita.

— Pensi che disgrazia anche per me, se il signor Tognino fa questa figura a quel povero uomo. Pensi, un vecchio di sessant’anni! un vecchio di sessant’anni che viene condotto via come un malfattore. O Dio, Dio, Dio...

Ferruccio si coprì la faccia colle due mani. L’animo intimidito e scontroso, eccitato e scosso dalla