— 184 —

il Mornigani, il mezzo avvocato, l’Olimpia e monsignor arcivescovo. Tutti lo volevano morto, cominciando da don Giosuè Pianelli. Egli non aveva visto niente, aveva detto niente a nessuno, nemmeno ad Aquilino; ma il sor Tognino aveva saputo tutto, fece la deposizione e mandò le guardie a prenderlo per menarlo al cellulare. Aveva veduto le guardie dalla bottega della sora Palmira, verso le tre e mezzo, e non tornò più a casa. Aveva fatto il giro di tutti i bastioni; al cellulare lui non voleva andare, no, no. Prima si gettava nel Naviglietto...» Oh, oh, oh!... — urlò cacciando le mani nei pochi capelli grigi. — Mi getto nel Naviglietto!



Mentre il Berretta raccontava a spizzico e a salti la dolorosa istoria, le donne e Ferruccio rimasero atterriti a sentire, scattando di tempo in tempo sui nervi, uscendo in parole monche di dolore, di meraviglia, di spavento, guardandosi in faccia senza voce e senza respiro.

— Voi avete aiutato quell’uomo a cercare una carta? — domandò Ferruccio, distendendo le mani sotto il viso di suo padre. — Che carta? era forse un testamento?

— Io no, io ho fatto lume, perchè ha voluto lui. Ho giurato e non ho visto niente.

— Ma le bottiglie le avete prese.

— Le ho prese perchè la Ratta non mi pagava mai. Sono stato malato; è la Giuditta che ha parlato, o me pover’uomo.