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sapienza non basta a conciliare l’acqua col fuoco, il diavolo coll’acqua santa.
— Sei tu, Pietro? bravo, bravo... — e rivoltosi a un chiericotto dondolante su due gambe storte, che una vestaglia verdognola non riusciva a nascondere agli occhi di Dio (che scruta le reni e i cuori), gli domandò qualche cosa sottovoce.
— Ha detto che vien subito. Sta confessando una donna.
— Allora passiamo di qua, Berretta.
Il Berretta seguì il prevosto per un lungo corridoio rivestito sulle due pareti da massicci armadi, fino a un gran stanzone, detto la guardaroba, dov’è anche la penitenzieria degli uomini. Anche questa stanza era rivestita su tre pareti da alti armadi antichi a grossi intagli. La quarta parete contro la porta aprivasi in due finestre, innanzi alle quali scendevano le tende di un grosso telone giallastro, che in quella giornata semipiovosa davano all’ambiente un’aria proprio di quaresima. Tra l’una e l’altra finestra pendeva un gran crocifisso avvolto da un zendado polveroso. Il Cristo scendeva coi piedi a toccare lo schienale d’una vecchia poltrona di vacchetta presso un inginocchiatoio, dove più volte il portinaio, da buon cristiano, aveva versato il fardello de’ suoi peccati. Quel camerone è riservato agli uomini nei momenti di molto concorso. Lungo il corridoio, col capo appoggiato agli armadi, si schierano i bottegai del quartiere che credono ancora alla santità del peso e delle misure e aspettano in fila la volta di gettarsi ai piedi del vecchio Cristo, che in duecento o trecento anni che sta lì, ne ha sentite d’ogni colore e, abbassando la testa impolverata in un atteggiamento di