Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 164 — |
in Sidonia, l’amatissima sorella cantante, che vestita come una Maria Stuarda, andava su.
— Si può vedere Arabella? — domandò la buona zietta.
— Nossignora! — rispose il fratello, sentendo ribollire il sangue.
— Non è mica più aggravata...
— Niente affatto, ma non riceve nessuno.
— Neanche i parenti?
— Non conosco per parente chi fa lega coi miei nemici — scattò a dire il fratello, che nella guerra era sempre in timore di lasciarsi prendere la mano.
Sidonia arrossì un poco sotto la cipria e il belletto; ma non abituata a far scene fuori delle scene, recitò con tono pacato:
— Credevo di far onore a tua nuora: anch’io non conosco per fratello chi mi manca di rispetto.
— Ah! voi volete il rispetto... — cominciava a strillare l’ometto sanguigno, agitando le sue mani magre sotto il viso di Sidonia.
— Ti prego — disse costei, arrestandosi con una solenne occhiata di Norma, sacerdotessa dei Druidi. — Io non sono abituata ai pettegolezzi di Baltresca, e non mi lascio insultare dai vagabondi. Se hai delle ragioni, c’è mio marito e sai dove sto di casa.
— Ciò che voglio è che non mi si venga tra i piedi.
— Oh, s’immagini!
— Non voglio spie in casa...
— I ladri vedono spie dappertutto...
Con questi complimenti pronunciati in modo da non dar scandalo, coll’intonazione quasi sorridente che usano gli amanti in collera, arrivati alla porta,