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tristezza passavano sul suo capo, mentre il sole di febbraio riposava languido sui vetri, o la pioggerella mormorava monotona nel canale sopra il rumore indistinto che veniva dalla strada!

Rimasta sola nelle mani delle persone di servizio, ebbe troppo tempo di pensare a’ casi suoi e di riflettere su una quantità di piccole cose, che i forti e i fortunati calpestano come si calpestano le formiche passando, ma che nell’inerzia forzata e nell’impotenza morale vi assalgono da tutte le parti, irritandovi il cervello e il cuore.

Dov’era caduta? perchè l’avevano maritata? che colpe era chiamata a scontare? e questa gente, ignota ieri, che oggi essa doveva amare e rispettare, da dove veniva, che pretendeva da lei, chi era? e perchè tanto odio contro di lei, un odio che sollevava un tumulto di gente irritata?



Suo suocero, volendo in qualche maniera giustificare il disgraziato accidente di cui era rimasta vittima, aggiustò una favola, che spiegò con molte parole, come se l’Angiolina avesse voluto vendicarsi di essere cacciata via. Ora egli aveva accomodata ogni cosa: tutto era finito colla pace di tutti. Pensasse dunque a guarire e a rimettersi in forza, per poter andare insieme a passare la primavera in campagna, in qualche bel sito quieto...

Queste cose veniva spesso a raccontare alla malata colla preoccupazione nervosa che nasce, oltre che dall’affezione, dal desiderio di far dimenticare il male. Ma una volta fuori di stanza, il vecchio irascibile tornava a’ suoi pensieri di vendetta, a’ suoi progetti