XI.


La vittima.


Il colpo fu così improvviso, così impreveduto, che il signor Tognino non ebbe il tempo di impedire una dolorosa sventura. I suoi nemici nell’assalir lui erano passati sul corpo della sua nuora. Il colpo era dato, perdita irreparabile. E qual perdita! A farlo apposta non avrebbero potuto ferirlo in una parte più viva e più sensibile. In questa prima speranza di casa Maccagno il vecchio cuore era balzato e risorto a una vita nuova: nuovi e grandi progetti eran stati fondati su questa speranza; a un tratto tutto cadde e sparì. E la perdita fu ancor poco in paragone dello spavento, perchè Arabella per cinque o sei giorni stette a un filo di voltar via anche lei, abbruciata da una febbre di quaranta gradi; e rimase al di qua per miracolo, estenuata, senza sangue, cogli occhi ancora pieni di spavento, come se si vedesse sempre le mani della strega addosso, come se una folla di gente intorno al letto seguitasse a urlare: ladra, figlia di ladri, metti giù quel cappellino!...

La febbre di quei giorni pericolosi non fu per lei senza fantasmi e senza visioni torbide e spaventose. Che il suo povero babbo si fosse ucciso per debiti e per isfuggire al disonore di un processo, era la sto-