IX.


Vita nuova.


Arabella era entrata nella sua nuova casa accolta come una regina.

Il signor Tognino non badò a spendere perchè gli sposi avessero un bell’appartamento nella casa di via Torino, sopra gli ammezzati, con l’ingresso dalla porta e dalla scala principale e tenne per sè due o tre stanze vicine, uscio a uscio, sul medesimo pianerottolo, per essere pronto a ogni bisogno come un buon cane di guardia.

Arabella gli ricuperava un figliuolo ch’egli credeva perduto per sempre, e il sentimento della paternità, trionfando sopra tutti gli altri interessi, in un momento di espansione malinconica, aveva mutata la durezza in amore, dandogli una fresca e nuova energia, che soverchiava in lui la potenza delle abitudini.

Ogni giorno si faceva un onore e quasi un dovere di dividere cogli sposi il pranzo e un pezzetto di luna di miele: e fu atto d’uomo savio e avveduto per non lasciare Lorenzo abbandonato nei primi tempi alla forza delle abitudini.

Dove il figliuolo per ignoranza o per materialità mancava di spirito e di delicatezza, suppliva il babbo con una continua e gelosa vigilanza, usando tutti i