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i capelli, di perle, di diamanti, di braccialetti d’oro con grosse pietre di rubino e di smeraldo, una vera apparizione miracolosa della Madonna santissima, che sulle prime incantò tutti gli occhi, poi trasse un grido di meraviglia e di giubilo; tutti gridarono:
— Viva la sposa!
Mamma Beatrice, a cui il marito aveva sussurrata una parolina in disparte, tocca nella parte più sensibile del suo orgoglio materno, corse verso la figliuola, se la prese nelle braccia, la baciò a lungo sui capelli, la condusse nel mezzo della cucina, dove uomini e donne e ragazzi, colla scodella in mano, si raccolsero ad ammirare quel non mai visto splendore di gemme. Accorsero altre ragazze dal cortile, il portico si affollò e Arabella dovette farsi vedere anche a quelli di fuori.
— O santa, se l’è mai bella!
— L’è un splendor che scùriss la vista.
— Non se ne vede...
— L’è la Madonna della Salètta, Delaida.
— Con vùn de quist — disse il Pirello, indicando colla punta del cucchiaio un grosso brillante dello spillone, — se pò mung la vacca anca al scùr...
Tutti vollero dire qualche cosa. Le bambine scalze e spettinate a cui Arabella soleva far la dottrina in chiesa, eccitate anch’esse da quell’apparizione, le baciavano il vestito e le mani.
Papà Paolino scivolò via e si nascose nello stanzino della pesa al buio. Aveva bisogno di piangere forte e che nessuno lo sentisse.