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In questi discorsi il vecchio affarista stava a sentire la sua voce meno irritata del solito, e preso da una strana commozione, si lasciava spesso intenerire e trascinare a confidenze e ad arguzie, che scoprivano il fondo d’una giovinezza sprofondata da un pezzo, ma non scomparsa, sotto il mucchio degli anni e delle vicende. I preti non gli avevano ancora giocato dei tiri birboni: e senza accorgersi, era vittima anche lui di quel fascino, che piglia l’animo stracco dell’uomo al volgere dell’ultima giornata, quando sazio e seccato delle cose che si conoscono, il pensiero, per un ritorno dello spirito, ricomincia da capo a carezzare delle illusioni.
Arabella esitò ancora un poco a dir di sì, quantunque vedesse che i giorni non passavano inutilmente anche sul suo silenzio. In un momento di calda ispirazione e quasi di visione celeste essa aveva fatto voto della sua vita a pacificazione dell’anima inquieta del suo povero babbo, che in tutti i passi della sua giovinezza aveva sentito come presente e che dal suo sacrificio perpetuo doveva ritrarre un infinito beneficio di pace e di espiazione. — Ma i vivi hanno più bisogno dei morti — le diceva il vecchio curato, dissipando i suoi scrupoli — e tu non devi credere, figliuola, che Dio non sappia tener conto delle intenzioni e delle necessità. Bada che sotto il nome di vocazione non si nasconda un falso desiderio di riposo e di tranquillità, perchè alle volte il nostro egoismo si veste anche da frate e da monaca. Questo matrimonio è una benedizione per la tua famiglia e le benedizioni, da qualunque parte vengano, fanno sempre bene, ai vivi e ai morti. Me ne parlava anche ieri il povero sor Paolino, che vede venir