Fatto un pio sacrificio, una gran cena
Apprestarono, e sonno in fra le tazze
E le vittime ardenti alcun non colse.
Poi le bionde lor chiome inghirlandati 215Della fronda d’un lauro, a cui su ’l lido
Del naviglio le amarre avean legate,
Tutti concordemente in bel conserto
Con la lira d’Orfeo cantâro un inno,
E la placida spiaggia s’allegrava 220Di quel concento che dicea le lodi
Dell’eroe Terapnèo, figlio di Giove.
Poi quando il Sol su i rugiadosi colli
A splendere tornò dall’orizzonte,
E i pastori svegliò, dappiè del lauro 225Sciolte le funi, e tanta preda in nave
Posta, quanta portarne era mestieri,
Dirizzâr con buon vento al vorticoso
Bosforo il corso. Ivi s’inalza il flutto
Simile ad erto monte, e par che a’ legni 230Fino d’in su le nubi piombi sopra,
Nè possibil diresti a mal destino
Scampar, così qual tempestoso nugolo
Pende sovra il naviglio; e sì pur cala
Giù innocuo al pian, se buon nocchiero incontra; 235Ond’è che di timor bensì compresi,
Ma pur salvi ei passâr, grazie all’accorta
Arte di Tifi; e l’altro dì la nave
Legâr nel lido alla Bilinia opposto.
Stanza su quelle spiaggie avea Fineo