D’Amico re; nè, sciagurati! un altro 185Sovrastante infortunio era lor noto;
Chè vigneti e casali (Amico assente)
Messi a ruba e a soqquadro eran dall’armi
Di Lico e in un de’ Mariandini suoi
Che osteggiavano ognor quella di ferro 190Altrice terra. I Minii eroi fra tanto1
Predâr capanne e stalle, e fêr di greggi
D’ogni intorno raccolti ampio macello;
E fu chi tra’ compagni anco dicea:
Oh pensate mo’ voi qual fio costoro 195Avrian di loro codardia pagato,
Se qua gli dei pur conduceano Alcide!
Bensì, desso presente, io mi prometto
Che nè pur si saria del pugilato
Fatto periglio. Allor che il re sue leggi 200A intimar ne venìa, tosto e sue leggi
Àvria per opra dell’Erculea clava,
E l’arroganza sua messa in oblìo.
Ah! troppo noi neglettamente a terra
Quell’uom lasciammo, e senza lui del mare 205Corriam le vie. Ciascun di noi pur troppo
La sua mancanza sentirà funesta!2
Così l’uomo dicea; ma tutto avvenne
Per consiglio di Giove. In quella notte
Là restarono i Minii, e de’ compagni 210Medicâr le ferite, e agl’Immortali
↑Var. al v. 190. Producitrice terra. I Minii intanto
↑Var. al v. 206. Sentirà grave del suo manco il danno