160Dalla spada di Clizio. Allor d’un tratto
L’ardito figlio di Licurgo, Anceo,
Con la destra brandendo una gran scure,
E protendendo colla manca mano
Dell’orsa il negro vello, impetuoso1 165Saltò in mezzo a’ Bebríci, e in un con lui
Gli Eàcidi pur anco, e vi si spinse
Anco il marzio Giasone. E come in giorno
D’invernal bruma i bigi lupi entrati,
D’ascoso a’ cani ed a’ pastori, in piena 170Stalla d’agnelli, un gran terror lor fanno,
E cercano guatando fra la torma
A qual pria dar di branca; e quei s’accalcano
Tutti insieme, e su l’un l’altro s’addossano;
Tal gittarono i Minii alto spavento 175Fra i Bebríci insolenti. E qual se d’api
Grosso sciame il pastore o l’apïajo
Col fumo assale nella cava rupe,
Esse nell’alvear pria constipate
Vi fan rombo e tumulto, e sbucan poi 180Sopraffatte dal fumo, e volan lungi;2
Così più a lungo il vigoroso assalto
Non sostenner coloro, e via si sparsero
Per la Bebricia ad annunciar la morte