È l’avversario suo, man contra mani
Mesceva ad uopo. E come i fabri intesi
D’una nave a fermar legno con legno, 105Co’ pesanti martelli i chiovi acuti
Batton, ribatton da prora e da poppa,
E de’ colpi echeggiar l’un sovra l’altro
S’ode il rimbombo; in pari guisa ad essi
Di qua, di là, le guance e le mascelle 110Crocchiavano percosse, e un gran stridìo
S’udìa di denti; e non cessâr le offese
Fino a che l’angosciosa ansia del petto
Non gli ebbe domi. Allor disgiunti alquanto
Ristettero, tergendo dalla fronte 115Il grondante sudore, e respirando
Con affannato affaticato anelito.
Ma tosto poi l’un contra l’altro a zuffa
Insursero di nuovo, a par di tauri
Che furenti d’amor fanno battaglia 120Per giovenca nel prato. Amico allora
Su l’estrema de’ piè punta elevandosi,
E allungandosi ritto a simiglianza
D’ammazzator di buoi, giù rovesciossi
Su Polluce col braccio ponderoso; 125Ma questi al colpo, declinando il capo,
Sfugge, e sol su la spalla il peso alquanto
Del cubito riceve; e a lui più presso,
Frammettendo il ginocchio a’ suoi ginocchi,
Con veemente forza lo percuote 130Sovra l’orecchio, e l’ossa entro gli spezza.