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68 argonautica.

     Di buon grado io ti cedo, a fin che biasmo
     Non me n’abbi a dar poi. Ponli alle mani;
     75Provali, e quindi raccontar potrai
     Com’io ben so tagliar de’ buoi le dure
     Pelli, e a’ pugnanti insanguinar le guancie.
Nulla Polluce a lui. Pacatamente
     Ei sorridendo i due cesti raccolse,
     80Senza esitar, presso a’ suoi piè giacenti;
     E a lui Castore accorse, e di Biante
     Grande figlio Talao, che tosto al pugno
     Gli allacciarono i cuoi, e d’esser forte
     L’esortâr nel conflitto. Ornito e Areto
     85Ciò ad Amico facean, non prevedendo
     Che per l’ultima volta ora in mal punto
     Gli vestìano quell’armi. E poi ch’entrambo,
     L’un di qua, l’un di là, si fûr parati,
     Ratto l’un contra l’altro i poderosi
     90Pugni in alto levando, ad affrontarsi
     Venner con furia. E de’ Bebríci il Sire,
     Come fiotto di mar, che si trabocca
     Contra un’agile nave, e conquassarne
     Vuole il fianco, e sfondarlo, e mercè l’arte
     95Del perito nocchier quella il declina;
     Ei con pari furor Polluce insegue,
     Nè posar mai gli concedeva; e questi
     Per sua molla accortezza illeso sempre,
     L’impeto ne cansava, e della pugna
     100Ben gli artifici argomentando, e scorto
     In che più forte, o inferïor di lui