Di buon grado io ti cedo, a fin che biasmo
Non me n’abbi a dar poi. Ponli alle mani; 75Provali, e quindi raccontar potrai
Com’io ben so tagliar de’ buoi le dure
Pelli, e a’ pugnanti insanguinar le guancie.
Nulla Polluce a lui. Pacatamente
Ei sorridendo i due cesti raccolse, 80Senza esitar, presso a’ suoi piè giacenti;
E a lui Castore accorse, e di Biante
Grande figlio Talao, che tosto al pugno
Gli allacciarono i cuoi, e d’esser forte
L’esortâr nel conflitto. Ornito e Areto 85Ciò ad Amico facean, non prevedendo
Che per l’ultima volta ora in mal punto
Gli vestìano quell’armi. E poi ch’entrambo,
L’un di qua, l’un di là, si fûr parati,
Ratto l’un contra l’altro i poderosi 90Pugni in alto levando, ad affrontarsi
Venner con furia. E de’ Bebríci il Sire,
Come fiotto di mar, che si trabocca
Contra un’agile nave, e conquassarne
Vuole il fianco, e sfondarlo, e mercè l’arte 95Del perito nocchier quella il declina;
Ei con pari furor Polluce insegue,
Nè posar mai gli concedeva; e questi
Per sua molla accortezza illeso sempre,
L’impeto ne cansava, e della pugna 100Ben gli artifici argomentando, e scorto
In che più forte, o inferïor di lui