1595Nave aspergendo1 di marino spruzzo.
Gli eroi gioîro; e Talamon di tratto
Venne innanzi a Giasone, e nella mano
La man gli pose, ed abbracciollo, e disse:
Figlio d’Esón, non mi serbar rancore, 1700Se imprudente t’offesi. Il duol mi spinse
A dir cosa arrogante e immoderata;
Ma diamo ai venti a via portar la rea
Parola, e noi torniam, qual prima, amici.
E saggiamente a lui d’Esóne il figlio: 1705Oh! mio caro, d’oltraggio acerbo in vero
Mi feristi, dicendo in faccia a tutti
Che traditor del generoso amico
Io fui. Trafitto di dolor ne stetti,
Ma non però l’amaro sdegno a lungo 1710Io serberò; che contra me tu irato
Non inveisti per subjetto vile
Di greggia o di poder, ma per un caro
Compagno nostro; e in caso egual con altri
Tu in mio favor contenderesti, io spero. 1715Tacque, ed ambo, qual pria, concordi amici
Si rassisero. I due che dallo stuolo
Scevri restâr, per lo voler di Giove
Dovean, l’un (Polifemo) una cittade
Fondar tra’ Misii, che conforme il nome 1720Avrà col fiume ivi scorrente; e l’altro
Riedere in Grecia a consommar le imprese,
↑Altri traducono in altro senso questo verso, preso il verbo ἔκλυσε da ἑκλὑω, altri da κλὐζω.