Di giustizia in lor opre avean contegno. —
Ma tal racconto divagar farebbe
Troppo lunge il mio canto. — Prestamente 1560Ila venne a quell’acque, a cui di Fonti
Dieron nome i vicini; e quivi appunto
Dovean lor cori instituir fra poco
Del bel monte le Ninfe abitatrici,
Tutte a cui sempre celebrar Diana 1565Con notturne canzoni era costume;
E già quante a soggiorno han quelle vette
Sortito, o gli antri, e le silvestri anch’esse
Convenian d’ogni parte. Allor da quelle
Chiare e bell’acque una fontana Ninfa 1570Fuor sorgendo, da presso il giovinetto
Scòrse, che tutto di beltade apparve
Radïante, e di grazie allettatrici,
Poi che piena la luna a lui dal cielo
Rifulgea nell’aspetto; a lei Ciprigna 1575Sì d’amor ne colpì, che potè appena
Attonita gli spirti a sè raccôrre.
Ma tosto ch’ei dal margo in giù curvandosi
Tuffò il vase nell’onda, e l’onda in quello
S’infondea gorgogliando, ella d’un tratto 1580Gli gittò sovra il collo il manco braccio,
Tutta bramosa di baciarlo in bocca,
E con la destra man presogli a forza
Il cubito, giù giù seco lo trasse,
E l’immerse in quel gorgo. Un grido mise 1585Ila, e sol de’ compagni udìa quel grido