Benignamente il sacrifizio accolse, 1450E n’apparvero i segni. Immensa a un tratto
Copia di frutti effusero le piante;
Sotto i lor piè spontanea la terra
Molle produsse erba fiorita, e i boschi
E i covili le fiere abbandonando, 1455Venner con lieto dimenìo di code
A far corteggio. Ed altro ancor portento
La Diva oprò. Non d’acqua un filo avea
Il Dindimo dappria: sgorgò repente
D’in su l’arida cima innanzi a loro 1460Linfa perenne, che Giasonia fonte
Nomaron poi le convicine genti.
E su ’l monte degli Orsi i Minii allora
Imbandîro alla Dea sacro convito,
La veneranda augusta Rea cantando; 1465Quindi, i venti racqueti, alla novella
Alba vogando abbandonâr quel lido.
Spirto d’emula gara allor ciascuno
Incitò degli eroi chi più del remo
Duri all’opra. Il tranquillo aere allettate 1470Avea già l’onde, e addormentato il mare;
E in quella calma essi spingean di tutta
Lena la nave che scorrea sì celere,
Che nè raggiunta di Nettun l’avrebbero
I corsier procellipedi. Ma poi, 1475Ridestatesi l’onde al veemente
Soffio dell’aure che da’ fiumi a sera
Usan levarsi, ormai stanchi dall’opra