Della diva de’ monti un simulacro.
Argo il foggiò con bel lavoro, e in cima 1425Il locâr d’un rialto in mezzo a faggi
Che altissimi di quanti eran d’intorno
Ergeansi; e un’ara di macerie innanzi
Vi costrussero; e quindi incoronati
Con le fronde di quercia il sacrificio 1430Incominciâr, la gran Dindimia madre
Invocando, di Frigia abitatrice,
E in un con lei Tizia e Cilleno, i soli,
Fra quanti son Dattili Idei Cretensi,
Duci e consigli della madre Idea,1 1435Ambo cui partoriva Anchiale Ninfa
Nello speco Ditteo, con ambe mani
Per l’acerbo dolor forte aggrappandosi
All’Oásside terra. Assai, libando
Su l’ostie ardenti, supplicò Giasone2 1440Che via volgan da lui turbi e procelle;
E al comando d’Orfeo l’armato ballo
I giovani saltavano, battendo
Su gli scudi le spade a fin che sperso
Vada all’aer de’ lamenti il suono infausto, 1445Che su l’estinto re metteano ancora
Di Cizico le genti; e d’indi in poi
Con cembali e timballi i Frigi sempre
Fanno a Rea lor preghiere. Ed or la Diva
↑Var. al v. 1434. Fidi Ministri della Diva al fianco,