1395Di marino alción che a vol discese
Su te dormente, e presagì la calma.
Da quella diva i venti, il mar, la terra
Tutta si regge, e il nevicoso Olimpo;
E innanzi a lei, quando da’ monti ascende 1400All’ampio ciel, Giove Saturnio ei stesso
Recede, e gli altri ancor numi immortali1
Onor le fanno di terribil dea.
Tanto disse, ed a lui che l’ascoltava
Venner grati que’ detti, e lieto surse, 1405E surger fe’ tutti i compagni, e ad essi
In assemblea dell’Ampicide Mopso
Raccontò i vaticinii. Immantinente
I più robusti dalle stalle i buoi
Trassero, e al sommo li cacciâr del monte, 1410Mentre che gli altri dalla pietra Sacra
Sciolto il fune, co’ remi al Tracio porto
Guidâr la nave, indi essi ancor, nel legno
Pochi lasciando, s’avviâro all’erta.
Di là de’ Mecrïesi a lor le vette, 1415E la Tracia di contro estesa terra
Parve sotto la man; la bocca oscura
Del Bosforo al lor guardo, e i Misii colli
Si fêr palesi, e d’altra parte il corso
Del fiume Esepo, e l’Adrastéa cittade, 1420Ed il campo Nepéo. Dentro alla selva
Era un grosso di vite e per vecchiezza
Secco pedale; ed ei l’han tronco a farne
↑Var. al v. 1401. Si ritragge, e i beati altri immortali