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52 argonautica.

     1395Di marino alción che a vol discese
     Su te dormente, e presagì la calma.
     Da quella diva i venti, il mar, la terra
     Tutta si regge, e il nevicoso Olimpo;
     E innanzi a lei, quando da’ monti ascende
     1400All’ampio ciel, Giove Saturnio ei stesso
     Recede, e gli altri ancor numi immortali1
     Onor le fanno di terribil dea.
Tanto disse, ed a lui che l’ascoltava
     Venner grati que’ detti, e lieto surse,
     1405E surger fe’ tutti i compagni, e ad essi
     In assemblea dell’Ampicide Mopso
     Raccontò i vaticinii. Immantinente
     I più robusti dalle stalle i buoi
     Trassero, e al sommo li cacciâr del monte,
     1410Mentre che gli altri dalla pietra Sacra
     Sciolto il fune, co’ remi al Tracio porto
     Guidâr la nave, indi essi ancor, nel legno
     Pochi lasciando, s’avviâro all’erta.
     Di là de’ Mecrïesi a lor le vette,
     1415E la Tracia di contro estesa terra
     Parve sotto la man; la bocca oscura
     Del Bosforo al lor guardo, e i Misii colli
     Si fêr palesi, e d’altra parte il corso
     Del fiume Esepo, e l’Adrastéa cittade,
     1420Ed il campo Nepéo. Dentro alla selva
     Era un grosso di vite e per vecchiezza
     Secco pedale; ed ei l’han tronco a farne

  1. Var. al v. 1401. Si ritragge, e i beati altri immortali