Attoniti di duol, poser pensiero
Della macina all’opra, e cibi a caso
Prendean non cotti a sostentar la vita; 1370Ed oggi ancor, quando ritorna ogni anno
Di quell’esequie il dì, gl’Ionii a stanza
In Cizico venuti usan focacce
Schiacciar di grano a comun mola infranto.
Allor dodici dì, dodici notti 1375Fiera procella imperversò, che tolse
A’ Minii il navigar. Domi dal sonno
Su ’l fin di quella dodicesma notte
Dormian gli altri campioni, Acasto e Mopso
Soli a guardia veglianti; ed ecco, aleggia 1380Un alcïon sovra la bionda testa
Di Giasone, e col suo stridulo verso
Presagisce il cessar della tempesta.
Udì Mopso, e comprese il fausto canto
Dell’augello marin, cui di là tosto 1385Via scacciò qualche nume; ed ei svolando
S’andò in alto a posar sovra l’oplustro
Della nave. Allor Mopso incontanente
Scuote e sveglia Giason su molli pelli
D’agnei giacente, e così a lui favella: 1390Figlio d’Esone, è d’uopo a te su l’alto
Dindimo entrar nel sacro loco, e all’alma
Degli dei tutti glorïosa madre
Orar devoto. Or fine avran le fiere
Procelle: or ora ho cotal voce udita1
↑Var. al v. 1394. Procelle: ho dianzi una tal voce udito