L’inganno irreparabile, funesto,
Ambe le parti; e acerbo duolo assalse
I Minii eroi, d’Enèo veggendo il figlio,
Cizico innanzi a lor giacer travolto 1345Nella polve e nel sangue. Ed essi insieme
E il popol Dolïòn tre giorni interi
Ne fêr corrotto, e si stracciâr le chiome;
Tre volte, di brunite armi vestiti,
Rigirandosi intorno alla sua tomba, 1350Gli fêro onor funèbre, e giusta il rito
Solenni ludi in quell’erboso campo
Celebrâr, dove ancora il monumento
Sorge, e i tardi nepoti anco il vedranno.
Nè all’estinto marito sopravvisse 1355Clite la moglie: essa all’orribil caso
Altro ne aggiunse orribil più: si strinse
D’un laccio il collo. Anco le Ninfe istesse
Di que’ boschi ne piansero la morte;
E quante allor dagli occhi alla meschina1 1360Piovver lagrime a terra, in un raccolte
Tutte l’han quelle dive, e fatto un fonte,
Cui per onor dell’infelice sposa
Nomano Clite. E fu quel dì, fra quanti
Ne dà Giove, il più infausto a’ Dolïoni 1365Uomini e donne, e non osò nessuno
Pur cibarsi in quel dì; nè a lungo poi,
↑Il Brunek, il Flanzini, il Beck e il Fawkes intendono delle lagrime sparse dalle Ninfe; ma il pronome οἱ è del singolare, e il verbo attivo χεῦαν può stare per medio. Vedi lo Scoliaste.