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libro i. 41

     L’inclito di Giunon figlio, e la stessa
     Dea Ciprigna con inni e sacrificii
     Venian propizïando. Indugio intanto
     Di giorno in giorno al navigar si fea,
     1100E a lungo ancor lo producean, se ad essi
     Dalle donne appartati in questi accenti
     Non arringava acerbamente Alcide:
Miseri, e che? Dal patrio suolo in bando
     Forse colpa ne tien di cittadino
     1105Sangue versato? o delle donne nostre
     Schivi qua veleggiammo bisognosi
     Di connubii stranieri? e qua ne piace
     Metter soggiorno, e gli ubertosi campi
     Arar di Lenno? In bella fama al certo
     1110Non verrem noi, con peregrine donne
     Stando qui a lungo accovacciati, e nume
     Non v’è alcun, che rapir quell’aureo vello
     Voglia, e donarlo a’ prieghi nostri. Or via,
     Torniam ciascuno alle sue case, e lui
     1115Star lasciate d’Issipile nel letto
     Fin che di maschia razza abbia ancor Lenno
     Rimpopolata, e gran fama glien’ venga.
Così lo stuolo egli garrì. Nessuno
     Osò gli occhi da terra alzargli in faccia,
     1120Nè rispondergli verbo. In fretta tutti
     Sorsero dal convegno, e alla partenza
     S’apprestâr; ciò le donne inteso appena,
     Loro accorrono in folla, a par dell’api
     Che fuor sbucate da una cava pietra,