Tu ne sei sì cortese. Io qui ritorno
Tosto farò che tutto avrò di punto 1070Conto a’ compagni miei. Ma tuo sia ’l regno;
Tua quest’isola sia: non io disprezzo,
No, la profferta tua, ma faticosi
Me sospingono altrove aspri cimenti.
Tacque, e la destra a lei toccò; poi mosse 1075Tosto a partenza, e intorno a lui giulive
Di qua, di là mille donzelle aggiransi,
Fin ch’è fuor delle porte, indi su celeri
Carri gran copia d’ospitali doni
Alla spiaggia recâr, quando già tutte 1080Giason le cose avea racconte a’ suoi,
Che Issipile gli disse; e agevolmente
Gl’indussero a venirne ospizïanti
Nelle lor case, perocchè d’amore
Dolce in essi desìo destò Ciprigna 1085All’industre Vulcan gratificando,
Perchè a lui di viril prole novella
Si rintegri di poi la sacra Lenno.
Allor Giasone alle regali soglie
D’Issipile n’andò: gli altri ove a caso 1090Venne ciascun, ma non Alcide e pochi1
Scelti compagni che restar con lui
Voller presso alla nave. Immantinente
Tutta fu lieta la città di danze
E di convivii, e l’àer di fumanti 1095Dapi odorava; e sovra ogni altro iddio
↑Var. al v. 1090. Venne ciascuno, Ercole eccetto, e pochi