1015Mentre Toante, il padre mio, su questi
Cittadini regnava, essi con navi
Uscìan le ville a corseggiar de’ Traci
Che rimpetto ne stanno, e con gran prede
Adducean ritornando anco lor donne.1 1020Ma un funesto consiglio allor Ciprigna
Maturò, che del cuore indusse in loro
Una rea corruttela. Odio li prese
Delle proprie lor mogli, e a tal cedendo
Senso perverso, han le consorti espulso 1025Da’ maritali alberghi, e, sciagurati!
Giaceansi poi con le predate schiave.
Noi ciò durammo a tolerar gran tempo,
Se mai l’animo lor vòlto a buon senno
Si fosse alfin; ma in quella vece sempre 1030Doppio crescea la mala colpa. A vile
I legittimi figli eran tenuti,
E nascean di furtivi. Derelitte
Vedove madri e vergini fanciulle
Per la città vagavano; nè cura 1035Prendeasi alcuna della propria figlia
Il genitor, se sotto agli occhi suoi
Pur dalle mani di matrigna iniqua
Strazïar la vedea; nè più qual pria
Da indegna offesa difendeano i figli 1040La madre lor; nè de’ fratelli a cuore
Stava più la sorella: era per sole
Quelle giovani schiave e in casa e fuori,
↑Var. al v. 1019. Pur di là n’adducean giovani donne.