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libro i. 37

     990E l’amorosa vergine s’allegra,
     Che n’augura il venir del giovin caro
     Fra’ stranieri abitante, a cui la serbano
     Già fidanzata i genitori suoi:
     Tal presso alla città muove l’eroe,
     995E poichè fu di quella entro le porte,
     Con plaudente tumulto a lui da tergo
     S’affollaron le donne. Ei grave, e gli occhi
     Al suol bassi, procede infin che giunge
     D’Issipile al palagio. Al suo mostrarsi
     1000Spalancaron le ancelle ambe le d’assi
     Con bel lavor compaginate imposte;
     Indi Ifinoe l’addusse in bel loggiato,
     E in lucido l’assise agiato seggio
     Di contro alla regina. Ella, abbassando
     1005L’onesto sguardo, colorò le gote
     Di virgineo rossore, e con modesto1
     Garbo queste parlò blande parole:
Ospite, a che fuor delle mura ancora
     State indarno così? D’uomini è priva
     1010Questa città, poi che di qua migrando
     Iti sono ad arar fertili campi
     Su ’l Tracio continente. E dirò tutta
     Qual veramente la sventura avvenne,
     Perchè nota pur anco a voi ben sia.2

  1. Var. al v. 1006. Di virgineo pudore,
  2. Var. ai v. 1012-1014. Nella Tracia contrada. E dirò tutto
    Qual veramente il tristo caso avvenne,
    Sì che noto a voi stessi anco ben sia.