Mentre intende a ferir Pelope a tergo,
Spezzasi l’asse, e a terra ei giù precipita.
Evvi pur Febo Apollo ancor non molto 965Alto garzon, che d’uno stral già fiede
Tizio gigante che di lui la madre
Tira a sè per lo velo audacemente;
Tizio d’Elara figlio, e cui produsse
Dal proprio grembo, e il nutricò, la Terra. 970V’è il Minio Frisso alfin che orecchio porge
Del montone alla voce; e veramente
Ascoltar sembra quegli, e parlar questo.
Stupiresti in mirarli, e udir da loro
Nell’illusa tua mente aspetteresti 975Qualche savia parola, in quella speme
Stando lunga ora a contemplarli attento.
Tale ei vestì della Tritonia diva
Lavoro egregio; e con la destra impugna
L’asta possente che Atalanta a lui 985Diè su ’l Ménalo un dì, dono ospitale,
A lui fattasi incontro; e avea gran brama
Di seguirlo; ma savio ei la contenne
Dal venir, chè temette in fra’ compagni
Importune eccitar gare d’amore.1 985Così s’avvia vêr la città, simìle
A fulgid’astro, che novella sposa
Chiusa in sue nuove stanze ascender vede
Sovra la casa: per lo cielo azzurro
Quel fiammeggiando le lusinga il guardo,