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34 argonautica.

     Alla cittade in contenenza amica
     Tosto venir, se il pur volete, esorta.
Tanto disse, e ad ognun piacque la fausta
     910Ambasciata; e ragion fecer che morto
     Fosse Toante, e l’unica sua figlia
     Issipile regnasse. Il duce a lei
     Ne mandâr tosto, ed a seguirlo anch’essi
     S’accingeano. Giason purpureo manto
     915Addoppiato su gli omeri affibbiossi,
     Della Tritonia Pallade lavoro,
     Che il diede a lui quando all’Argóo naviglio
     Commettere le coste, e i banchi a filo
     Ordinar gl’insegnava. A te più lieve
     920Sarìa nell’orbe del nascente Sole
     Gli occhi affissar, che in quel color di rossa
     Fiamma viva; e di rosso erane tutto
     Smagliante il mezzo, e n’eran gli orli in giro
     Di porpora splendenti, e ciascun lembo
     925Di dédalo trapunto avea lavoro.1
     Stanvi i Ciclopi affaccendati in opra
     D’incorrutlibil tempra: al sommo Giove
     Stan fabbricando un fulmine: compiuto
     Quasi è già; già lampeggia; un raggio solo
     930Ancor manca, e di foco acre bollente
     Co’ lor ferrei martelli il van battendo.
     D’Antiope, a cui padre è l’Asopo, i due
     Figli eran quivi, Anfione e Zeto, e presso2

  1. Var. ai v. 924-925. D’ostro splendenti, ed ogni falda in fondo

    Di dedalei ricami avea lavoro.
  2. Var. al v. 933. Figli, Anfióne eranvi, e Zeto, e quivi