Mettano mente: or la ventura innanzi 880Vi si dà, se le case e i vostri averi
A queste genti, e di cotesta illustre
Città la cura accomandar vorrete.
Tacque, e di plauso in tutta l’adunanza
Si diffuse un fragor; chè la proposta 885Piacque a tutte. Di nuovo allor levossi
Issipile, e ripiglia: Or ben, se a tutte
Attalenta il consiglio, a quella nave
Un’ambasciata incontanente io mando.
E ad Ifinoe che presso a lei sedea: 890Sorgi, Ifinoe (le disse), ed a quell’uomo
Vanne, che capo è dello stuolo, e a noi
Di’ che venga per ch’io del popol nostro
Cosa gli esponga, che gli fia gradita;
E gli altri ancor nella contrada e dentro 895Alla città venir fidatamente,
Se il voglion pur, siccome amici, esorta.
Sciolse, ciò detto, l’adunanza, e mosse
Ritornando a sue stanze. Ifinoe giunse
A’ Minii, e questi a domandarle tosto1 900Per qual uopo venisse; ed ella tosto
Satisfece all’inchiesta in tali accenti:
Me di Toante or qui la figlia invia,
Issipile, a chiamar chi del naviglio
È capitan, perchè del popol nostro 905Cosa gli esponga, che gli fia gradita;
E gli altri ancor nella contrada e dentro
↑Var. al v. 899. A’ Minii, e questi immantinente a chiederle