Da banda a banda, e su tirâr le vele
Fino alla gabbia. Immantinente il vento 715Vi diè dentro fischiando: essi le sarte
Co’ bruniti fermagli a’ tavolati
Accomandâro, e già correndo placida-
Mente il lungo passâr capo Tiseo.
D’Eagro il figlio con la cetra intanto 720Armonizzando sua voce soave,
La di navi tutrice alma Diana
Inneggiava, che quelle ivi sporgenti
Rupi ha in guardia, e d’Iolco il suol protegge;
Ed emergean piccioli e grandi i pesci 725Dall’imo fondo, e per l’ondoso piano
Venian dietro guizzando a quel concento,
Qual dietro l’orme dell’agreste duce
Ne va d’agnelli un numeroso branco,
Quando dal pasco al pecoril ritorna;1 730E quegli innanzi a lor va con l’arguta
Sampogna dolcemente modulando
Pastoral cantilena; in simil guisa
Lui seguian quelle frotte; e il vento intanto
Vie più sempre la nave oltre spingea. 735Già de’ Pelasgi l’ubertosa terra
Tramontava al lor guardo, e già le cime
Via trascorrean del Pelio, e si celava
Di Sepia il capo, e Scìato fra l’onde
Apparve, e di Piresia anco da lunge, 740E di Magnesia la serena spiaggia,
↑Var. al v. 729. Quando torna dal pasco al pecorile;