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26 | argonautica. |
Le biancheggiava in lunga riga, a modo
Di sentier procedente in verde campo.
Tutti in quel dì dall’alto cielo i numi
Miravano alla nave e a que’ prestanti
690Di cuor, di possa semidei che arditi
Perigliavansi al mare; e su le vette
De’ monti intorno le Pelìadi Ninfe
Stupìano contemplando la grand’opra
Dell’Itonia Minerva, ed essi stessi
695Con le lor mani remigar gli eroi.
Anco dall’erto suo monte il figliuolo
Di Fìlira, Chiron, giù scese in riva1
Sì presso al mar che nella bianca spuma
I piè s’intinse; e il grave braccio in alto
700Agitando, e acclamando, animo a quelli
Fece, ed augurii di felice andata
E di salvo ritorno. E con lui venne
Quivi la donna sua recando in braccio
Il fanciulletto Achille, e, per mostrarlo
705Al caro padre, lo sporgea dal lido.
Quelli, poi che del porto ebber la curva
Spiaggia lasciata, obbedïenti al senno
E alla parola dell’Agniade Tifi,
Che i ben politi con la dotta mano
710Volgea timoni a governar la nave,
Il grand’albero alzâro, entro all’incavo
L’infissero e il legâr co’ tesi stragli
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Var. ai v. 696-697. Anco il figliuol di Filira, Chirone,
Giù dall’erto suo monte al lido scese