Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/51


libro i. 25

     Il remeggio incitò. D’alto clamore
     Rimbombò il Pegaséo porto e la stessa
     Presta a salpar Pelìaca nave un grido
     660Mandò, poi che Minerva inserto avea
     Del fondo in mezzo una divina trave
     Di quercia dodonèa. Ciascun ne’ banchi
     Prese il posto che dianzi avea sortito,
     E tutti con le proprie armi dappresso
     665S’assettâro in bell’ordine. Nel mezzo
     Ancèo sedette, e d’Ercole la grande
     Persona: presso egli ha la clava, e sotto
     A’ suoi piè la carena ponderosa
     Più s’affondava. E già tiran le amarre
     670Entro il legno, e su ’l mar fan libamento
     Di pretto vino. Lagrimosi gli occhi
     Togliea Giasone dalla patria terra;
     E siccome i garzoni a Febo in Delfo
     O in Ortigia, o d’Ismeno in su le sponde
     675Cori intrecciando, intorno all’ara insieme
     Co’ presti piè batton la terra al suono
     Della cetra in cadenza; i remiganti
     Batton così concordemente al suono
     Della cetra d’Orfeo l’acque del mare,
     680E le spezzan co’ remi; e d’ambo i lati
     Levan alto la spuma i salsi flutti,
     A que’ validi colpi cupamente
     Mormoreggiando. Incontro a’ rai del Sole
     Scintillavano l’arme a par di fiamme
     685Nell’andar della nave, e il mar di retro