Vi portan dentro, e vittovaglia ad uopo.
Poi che ogni cosa ebbero acconcia, i banchi1
Pria partironsi a sorte, ad ogni banco
Due sedenti; e il di mezzo hanno ad Alcide 495Destinato; e ad Ancéo che di Tegéa
La cittade abitava. A lor due soli
Di concorde voler, non con le sorti,
Diêr distinto dagli altri il loco in mezzo;
E tutti poi del buon naviglio a Tifi 500Voller dato il governo. Indi raccolto
Un cumulo di pietre, in su quel lido
Ne fecero un altar sacro ad Apollo
Litoral detto e Imbarcator; poi rami
Vi steser sopra di risecco olivo. 505Di Giasone i bifolchi aveano intanto
Là condotti due buoi, cui presso all’ara
Tosto i giovani han tratto, e la lustrale
Acqua e le moli altri apprestâr. Giasone
Fe’ questo priego al patrio nume Apollo: 510M’ascolta, o re, che in Pégase soggiorni,
Ed in quella città che dal mio padre
Tragge nome d’Esonia, e a me che in Delfo
Ti consultava, hai d’insegnar promesso
Del gran viaggio il cammin destro e il fine; 515Tu che sei del cimento il motor primo,
Or tu stesso colà co’ miei compagni
Guida la nave a salvo porto, e salvi
↑Si è omessa la traduzione de’ versi 378-379 per ciò che ne dice il Matthiae nelle Observat. crit., pag. 26.