E stupîr che animosi essi a malgrado
Quivi accorran di Pelia. Una di tauro 410Pelle di bruno pel giù dalle spalle
Al piè l’Arestorìde Argo ricopre:
Bella clamide l’altro a doppio filo,
Cui la germana Pelopèa gli diede.
Nulla ad essi Giason; sol di sedersi 415Cennò lor nel concilio. A mano a mano
Su le vele ravvolte e su ’l corcato
Alber tutti s’assisero, e l’accorto
D’Eson figlio così lor parlamenta:1
Tutto ch’è d’uopo a corredar naviglio, 420Già tutto al nostro è provveduto e presto,
Sì che nulla al salpar ne fa ritegno,
Sol che spirin buon’aure. Ma se andarne
Dobbiamo, amici, alla città d’Eeta
Di buon conserto, e di conserto quindi 425Ritornarne alla Grecia, un capitano
Di tutti noi che lo miglior s’estìmi,
Francamente eleggete, a cui di tutto
Sia commessa la cura, e guerre e paci
Muover, fermar, con le straniere genti. 430Disse, e in Ercole tutti s’affissâro,
Sedente in mezzo, e ad una voce tutti
Proclamavanlo capo. Ei d’ivi stesso
Ove sedea, la destra man protese,
E fe’ queste parole: A me nessuno 435Tanto onor tribuisca; io non l’accetto;