Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
libro i. | 15 |
A noi fausti rendette, e spera inoltre
Di tanti eroi nella concorde aita.
Torna or dunque tranquilla alle tue stanze,
Quivi sta con le ancelle. Augurio infausto
385Non farti al nostro navigar: gli amici
Ne verran meco ed i famigli al porto.
Disse, e fuor del palagio il piè sospinse;
E qual ne va del profumato templo
Apollo in mezzo alla materna Delo,
390O a Claro o a Delfo, o dello Xanto all’acque
Per l’ampia Licia; egli così tra il folto
Popolo procedea. Scoppiò da tutti
Concorde un viva: una ministra antica
Della diva Diana, Ifiade, incontro
395Gli si fece, e la destra a lui pigliando
La bacia, e dire e dir volea, ma nulla
Dirgli potè per l’accorrente folla;
E si trasse da banda, e vecchia il loco
A’ più giovani cesse; ed ei, Giasone,
400Seguitando sua via, lungi lasciolla.
Dalla città poi fuor venuto e giunto
Di Pàgase alla spiaggia, accolto quivi
Fu da’ compagni che all’Argóo naviglio
Stavan presso attendendo. Egli arrestossi
405Sovra un rialto, e tutti a lui dinanzi
Si raccolsero; ed ecco Acasto ed Argo
Scorgon dalla città venir correndo,1
- ↑
Var. ai v. 406-407. Si raccolsero, e a corsa ecco venirne
Veggon dalla cittade Acasto ed Argo,