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libro i. 13

     Fatal bruto pur anco umana voce
     325Fuor mandar, perchè guai, perchè infiniti
     Ad Alcìmeda poi vengan dolori.
Sì le donne dicean, mentre alla spiaggia
     S’avvian quelli; e le ancelle ed i famigli
     Intorno a lor s’affoltano. La madre
     330Al corpo di Giason si tenea stretta:
     Acuto duol feria ciascuna; e in letto
     Giacente il padre per egra vecchiaia
     S’avvoltò fra le coltri, e tutto ascoso
     Gemea. Giasone d’acquetar s’adopra
     335Il dolor loro, e d’affidarli; e a’ servi
     Poi le marzie recargli arme comanda;
     E muti e mesti ei le recâr: la madre
     Come stese ha le braccia intorno al figlio,
     Così restando, dolorosamente
     340Piangea, qual la fanciulla che in disparte
     Stringendosi amorosa alla persona
     Di canuta nudrice, e geme e plora
     Ch’altri non ha che cura abbian di lei.
     Ma l’è d’uopo menar vita infelice
     345Sotto madrigna che testè di molti
     L’aspreggiava rimbrotti: addentro in cuore
     Il dolor le fa groppo, e fuor di lagrime
     Non può tanto sgorgar quanto n’ha brama.
     Così miseramente, al proprio figlio
     350Alcìmeda avvinghiata, sospirava,
     E dicea lamentosa: Oh! almen quel giorno
     Ch’io di re Pelia il fier comando udii,