Là dov’era il naviglio in su la spiaggia
Di Págase Magnesia. Una gran turba
Vi concorrea di popoli, e fra tutti
Brillavano gli eroi siccome stelle 300D’in framezzo alle nubi; e armati e presti
Li veggendo affrettarsi ogni uom dicea:
Quale, o Giove, di Pelia è mai la mente?
A che tanto d’eroi stuolo da tutta
Grecia fuor manda? Oh possan essi almeno 305Strugger col foco, incenerir la casa
D’Eeta re, tosto che nieghi ad essi
Dar l’aureo vello! Una ben lunga via,
E ben ardua è l’impresa, a cui ne vanno.
Correan per la città queste parole; 310E le donne, le mani alzando al cielo,
Facean priego agli dei che fausto a quelli
Concedano il ritorno. E l’una all’altra
Sì dicean, sospirando e lagrimando:
E a te pur anche, o Alcìmeda infelice, 315Tardi, sì, ma poi giunta è la sventura,
E non tocchi di vita a fin beato.
O miserando anch’ei non poco Esone!
Meglio per lui se co’ funébri onori
Già composto sotterra ei riposasse, 320Inscio di quanti ne verran travagli!1
Deh, quand’Elle peri, deh la negra onda
Anche Frisso sommerso avesse insieme
Con quel montone! Ah! ma dovea quel tristo
↑Var. al v. 320. De’ futuri travagli ignaro appieno!