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libro i. 11

     270La portò presso al Sarpedonio sasso,
     Del fiume Ergino in sulle sponde; e quivi
     D’atre nubi l’avvolse, e la compresse.
     Que’ due de’ piè sovra le punte in alto
     Librandosi, dall’un lato e dall’altro
     275Scotean brune ali (meraviglia al guardo!)
     D’auree scaglie smaglianti, e su le spalle
     Giù dal capo e dal collo qua e là
     Svolazzavano all’aura azzurre chiome.
Nè il figlio pur d’esso re Pelia, Acasto,
     280Nelle case restar volle del padre;
     Nè restar volle della dea Minerva
     Argo ministro. E l’un pertanto e l’altro
     Fra il bello stuolo annumerar s’è fatto.
Tanti a Giason venner compagni, e tutti
     285Minii eroi li nomâr gli abitatori
     De’ lochi intorno, perocché di quelli
     La più parte e i migliori esser del sangue
     Delle figlie di Minia si dan vanto;
     E allo stesso Giason madre era pure1
     290Alcìmeda che nata è di Climene,
     Figlia anch’essa di Minia. E poi che i servi
     Ebber tutto apprestato il fornimento
     Di che d’uopo han le navi essere instrutte,
     Quando il bisogno a veleggiar l’uom tragge,2
     295Mosser quei, la cittade attraversando,

  1. Var. al v. 289. E allo stesso Giasone era pur madre
  2. Var. ai v. 293-294. Di che d’uopo han le navi a far viaggio,

    Quando il bisogno a naveggiar trae l’uomo,