Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/36

10 argonautica.

     D’età provetto, curator del figlio
     245Che giovinetto al valoroso stuolo
     Così entrò di que’ prodi; e ben cred’io
     Che fra lor non sarebbe altri prestante
     Più di lui, tranne Alcide, ove un sol anno
     Rimasto fosse in fra gli Etóli ancora.1
250Materno zio lo seguitava Ificlo,
     Di Testio figlio, in saettar non meno
     Che in pugnar di piè fermo esperto assai.
Di Lerno Olenio indi veniva il figlio
     Palemonio; di Lerno, al comun detto,
     255Ma di Vulcano, invero; onde mal fermo
     Era in piè; ma persona e forza in lui
     Niuno ardiva spregiar, sì che fra gli altri
     Anch’ei di gloria era a Giason fautore.2
Da’ Focensi convenne Ifito, figlio
     260Di Naubolo Ornitìde. Ospite egli ebbe
     In sua casa Giasone allor che a Delfo
     Questi movea, l’oracolo del nume
     A consultar su quel naval passaggio.
Zete e Calai da poi, di Borea figli,
     265Vengon, che a Borea partoriti avea
     L’Erettide Orizìa là nell’estremo
     Della gelida Tracia, ov’ei, rapita
     Dal Cecropio terren mentre che in riva
     Roteava all’Ilisso in lieto coro,

  1. Var. ai v. 247-249. Che, tranne Alcide, altri fra lor prestante
    Più non v’avrebbe, ove un sol anno ancora

    Stato fosse in Etolia ad afforzarsi.
  2. Var. al v. 258. Fautor di gloria era a Giasone anch’egli.